Alfredo e  Amedeo Tarantola


Alfredo Tarantola Libraio

Alfredo nasce nel 1889 a Montereggio in Lunigiana. Aiutava il padre Carlo nell’attività di venditore di libri sulle bancarelle. Anche Alfredo, come gli altri, partiva come gli altri frequentando fiere, feste e mercati.

Nel 1908 la famiglia Tarantola si trasferisce a Piacenza. Alfredo con il fratello fu vicino al padre nella fondazione della Società “ La Pontremolese “ , che comprava grandi quantità di libri usati e fuori catalogo per poi distribuirli sulle bancarelle in tutta Italia. In seguito “La Pontremolese” divenne anche una casa editrice.

Nel 1912 la famiglia Tarantola fondò la propria Casa Editrice, assumendosi, dunque, il rischio d’impresa. Dopo vicende di alterna fortuna, Alfredo continuò ad essere libraio di opere rare, d’occasione e fuori catalogo.

Fu tra i fondatori del “Premio bancarella” e gli fu consegnato il premio “la Gerla d’oro” in memoria del padre editore, Carlo.
 

Papà Tarantola

Alfredo era noto per l’attività di libraio, ma ancora di più nel campo sportivo. Giunto nella città di Piacenza si iscrisse alla Società Podistica organizzando varie attività. Scoppiò la Prima Guerra Mondiale, alla quale partecipò. Dopo il conflitto si iscrisse alla “Salus et Virtus” e cominciò ad interessarsi ad atletica e ciclismo. Non mancava mai ad una manifestazione. Fu tra i magiori organizzatori del ciclismo a Piacenza. Trasformo la sua azienda libraria in un quartier generale di associazioni sportive. Lavorò per la società atletica “Robur”. Fu Commissario dell’U.V.I. nel 1919 e dirigente del Piacenza Football Club. Fin dalla fondazione i giovani lo chiamavano “papà Tarantola”, tanto si sentivano da lui aiutati e garantiti.

Nei primi anni Sessanta, su proposta del CONI fu insignito del titolo di Cavaliere della Repubblica.

Aveva seguito e supportato il talento di tanti giovano tra cui Vittorio Adorni, campione d’Italia su strada NEL 1965. Anche se già segnato dalla malattia si interessò ai mondiali di Imola dove Adorni fu incoronato campione mondiale nel 1968.

L’appassionata dedizione allo sport fu trascinante anche oper chi gli stava vicino.

Ebbe innumerevoli riconoscimenti, attestati ed onorificenze, ma mai compensi.

Scomparve il 16.09.1968 lasciando un rande vuoto.
 

Amedeo Tarantola (Piacenza, 1914-2002)

Figlio di Alfredo, dopo gli studi svolti sia a Piacenza che a Milano si occupò di libri nell’azienda paterna.

Fu coinvolto da nel mondo dello sport e dal 1933 al 1945 fu dirigente e organizzatore di sport giovanili, diventando giudice di gara FIDAL.

Dal 1945 cominciò il grande lavoro per il ciclismo, collaborando col padre vennero poste le basi per il ciclismo Piacentino del Dopoguerra.

Nel 1953 viene eletto consigliere regionale della Federazione Ciclistica Italiana fino dal 1970. Dal 1970 al 1996 sarà Presidente provinciale FCI.

Non accettò mai la perdita della moglie Gina, avvenuta nel 1999.

Con quest’ultima ha formato una coppia solidissima, legata da affetto incondizionato e da una comun e identità culturale: erano, infatti, entrambi figli di librai ed insieme hanno visto nascere il Premio Bancarella.

 

Amedeo Giornalista

Si dice che un’estate si trovasse al Quotidiano “Libertà”, in redazione ridotta. Quando un giornalista si ammalò, fu assunto al momento.

All’inizio Amedeo lavorò per la cronaca, poi passò allo Sport.

Scrisse articoli su tutte le discipline, ciclismo, calcio, canottaggio, scherma, motonautica caccia e pesca.

Collaborò a “Stadio” e “Corriere dello Sport.

Tale specializzazione fu una vocazione precoce: già nel primo Dopoguerra fonò il gruppo dei giornalisti sportivi.

Per commentare affettuosamente il suo attaccamento al lavoro si diceva “apre la redazione al mattino e la chiude la sera”.
 

Amedeo scopritore di talenti

Come dirigente Amedeo osservava con interesse anche gare adolescenziale, dalle quali scaturirono i corridori ciclisti Giorgia Bronzini e Samuele Marzoli. Dopo una gara non mancava mai la telefonata per conoscere le loro sensazioni sulla corsa, dare suggerimenti ed incoraggiamento.

I due atleti dichiararono che negli articoli che ne derivavano ritrovavano la precisione del resoconto e rivivevano le emozioni della gara.

Ora Amedeo riposa a Montereggio, paese amato e dove ogni anno un gruppo di dirigenti ex ciclisti amici lo onorano con una vita al cimitero trascorrendo la giornata con i parenti stretti ed i residenti.