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Chiesa Vecchia S. Apollinare


 

Il fascino del toponimo “Monte Regis” e della dedica a Sant’Apollinare, primo vescovo martire ravennate, conferiscono un grande rilievo evocativo a questa antica chiesa. Originariamente intitolata a Sant’Apollinare, successivamente dopo la canonizzazione, dell’ottobre del 2000, del vescovo martire Francesco Fogolla nativo di Montereggio fu cointitolata a Sant’Apollinare e San Fogolla. Gli elementi difensivi che la compongono fanno pensare non solo ad un luogo di preghiera e di culto ma, anche ad una struttura utilizzata per la difesa dell’arengario e più propiamente, dell’intera comunità

L’attuale struttura fu completamente restaurata in sasso e con il tetto in piagne, nei primi anni ’70, grazie all’impegno del Sig. Maucci Sergio, già presidente e membro della Pro Loco e all’intervento economico della Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici. Nel 2000, la struttura subì un altro intervento di restauro, sempre grazie all’interessamento del Sig. Maucci Sergio ed ai contributi degli abitanti di Montereggio e della Cassa di Risparmio di Genova e Imperia.

La costruzione anteriore al palazzo marchionale dei Malaspina, è posta in sua prossimità ma, sempre compresa nella cinta muraria del borgo.
 

Si presenta in pianta rettangolare, romanica, con leggera pronuncia a croce latina "elemento architettonico che rappresenta la figura umana di Dio". Trattasi di una Chiesa fortificata come dimostrano sia le numerose feritoie presenti nella parte posteriore e nella zona absidale sia la doppia muratura presente in questa parte. La doppia muratura potrebbe anche fare supporre che la chiesa sia stata edificata su un precedente edificio. Elementi caratteristici dell’edificio sono gli archi posti trasversalmente, caratteristica che ha pochi esempi in lunigiana. All’interno, poco prima dell’altare di destra, è visibile quella che fu la prima entrata della costruzione.

L’attuale struttura della chiesa è risalente al’500, come dimostra la scritta latina sull’architrave del portale d’entrata in arenaria e sul sovrastante rosone.
 

Alla fine del duecento era presente, in Montereggio, un luogo di culto, come ricordano i documenti delle decime bonificiane. I primi documenti che parlano con certezza della chiesa di Sant’Apollinare risalgono al 1470, quando questa viene a dipendere dalla chiesa di San Cassiano in Pontremoli. Nel 1580 fu visitata, in qualità chiesa parrocchiale, dal rappresentante vescovo di Luni Giovanni Battista Bracelli, durante l’episcopato del quale, venne tenuta una visita apostolica nella diocesi la cui relazione diverrà importantissima per il censimento degli edifici religiosi presenti all'epoca.

Interessante la testimonianza dell’attuale presidente della Pro loco di Montereggio, Tiziano Fogola, il quale racconta, poichè presente durante i lavori dell’ultimo restauro, che sotto l’attuale pavimentazione sono state lasciate intatte due Cripte: una utilizzata probabilmente quale ossario comune o dove trovarono sepoltura i prelati che si succedettero nel tempo; l'altra, è probabilmente la cripta di famiglia dei Marchesi Malaspina, contenente i teschi di due adulti e un bambino. Tali reperti sono riconducibili alle salme del marchese Giovan Paolo Malaspina (1584) e del pronipote Leonardo (1625) figlio del marchese Giovan Vincenzo e Isabella dei Conti di San Vitale.
 

Intorno alla metà del ‘500 Montereggio diventa parrocchia autonoma e nel 1577 inizia la compilazione dei registri parrocchiali. Nel 1822 la parrocchia di Sant’Apollinare viene annessa alla Diocesi di Massa, qual decennio dopo passa la Diocesi di Pontremoli. Nel 1839 in questa chiesa, il battistero è presente nella chiesa parrocchiale, viene battezzato colui che diventerà vescovo martire, San Francesco Fogolla.

L'antica chiesa venne abbandonata dopo essersi allagata, più volte, a seguito forti temporali, uno dei quali scatenò la sua furia mentre veniva celebrata una funzione religiosa, come testimonia uno scritto dell’allora parroco Don Giovanni Capponi (1849-1931) ritrovato nel II° Libro dei Defunti:

 

Il di 29 giugno, giorno di San Pietro, 1881 alle ore 11 antimeridiane essendo già il popolo in chiesa per ascoltare la Santa Messa si vide avanzarsi una densissima nube la quale scaricò sopra questo paese una tempesta terribile le cui grandini del peso di once quattro distrussero quanto in essa si conteneva nella durata di soli 12 minuti”.

Per avere un’idea delle dimensioni della grandine, si deve tenere presente che l’oncia era una unità di misura, usata prima dell’introduzione del sistema metrico decimale, con un valore intorno ai 28 grammi.


A seguito di questo evento, i fedeli corsero un grave pericolo Quindi venne costruita la nuova chiesa nel centro del paese, anch'essa intitolata a Sant'Apollinare. All’interno della sono presenti piccole testimonianze degli affreschi che adornavano le pareti della chiesa. Maucci Sergio, ex presidente della Pro Loco, ricorda le raffigurazioni di due angeli: uno rosso espressione della forza e della potenza celeste e uno blu funzione rivelatrice di verità. Dei cui colori non rimane che una labile traccia sui lati delle pareti antecedenti la zona absidale centrale. Inoltre, nella parte interna del rosone e sulla sua destra sono visibili i raggi di quello che era un sole rosso, posto in quella posizione a significare la luce di Dio che squarcia le tenebre.